Vanitas Vanitatum

2015
Olio su tela di lino nazionale
cm 40×50
Omaggio a Pieter Claesz

Dipinto realizzato per rendere omaggio al grande Maestro Pieter Claesz, dalla cui opera del 1630: Natura morta sulla vanità, ho tratto il teschio, il calice e l’orologio.
La vanitas è un genere pittorico affermatosi alla fine del XVI secolo nei Paesi Bassi calvinisti e largamente diffuso nel secolo successivo nell’Europa della Controriforma; prende il nome dal versetto biblico del libro di Qoélet (1,2): “Vanitas vanitatum, et omnia vanitas” (Vanità delle vanità, tutto è vanità). I dipinti denominati vanitas illustrano, attraverso composizioni di simboli e allegorie, il tema filosofico e religioso dell’ineluttabilità della morte, dell’inconsistenza dei beni terreni e della futilità dei piaceri umani.

Gli elementi caratteristici di queste composizioni potevano essere , il teschio, la candela spenta o consumata, il silenzio degli strumenti musicali, in quanto simboli di morte; la clessidra o l’orologio, come simboli del trascorrere del tempo; le bolle di sapone, di solito rappresentate con un putto o un adolescente che le crea soffiando da una specie di cannuccia, simbolo sia della transitorietà della vita che della transitorietà dei beni terreni, un fiore spezzato, come un tulipano o una rosa, simbolo della vita che come quel fiore prima o poi appassirà.

Negli anni Venti e Trenta del Seicento il repertorio iconografico si ampliò e si codificò. Le opere includevano ora soprattutto simboli delle arti e delle scienze: libri, rotoli di pergamena, occhiali, squadre, strumenti musicali; rimandi al potere e alla ricchezza: borse traboccanti d’oro, gioielli; allusioni ai piaceri terreni: carte da gioco, bicchieri; immagini di morte: ai consueti teschi e fiori appassiti si aggiunsero frutti marci, bolle di sapone o di vetro, violini o liuti con corde rotte e talvolta rimandi alla Resurrezione cristiana: rametti di alloro o di edera, spighe di grano.

Nella seconda metà del secolo tuttavia la vanitas come natura morta cominciò a svuotarsi della sua carica morale divenendo perlopiù pretesto per la rappresentazione raffinata di oggetti di lusso: tessuti, gioielli, vasellame d’oro o argento.

Fra gli oggetti rappresentati figurarono anche simboli di potere come la tiara del Papa e la mitra, corone regali, armature da cavaliere e il globo, quale simbolo dell’espansione del potere interessante il mondo intero e del desiderio di conquista.

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